Il ragù della domenica è un atto di fede. È un ritorno al passato. È onorare la Campania, le nostre nonne,   bisnonne e chi per questo piatto ha creato una disputa che ogni domenica si ripete. E’ una guerra. Ci sono migliaia di scuole di pensiero. Le donne litigano addirittura sul posizionamento del coperchio durante la cottura del ragù. È una cosa sacra, e te ne accorgi già mentre fai la spesa.

Una vecchietta tuona: ” va fatto così… ce va a cipoll non l’aglio”

Un’altra risponde: ” miettec e sasicce, che devi fare cu sta braciol?!?” , e un’altra ancora :” io ci metto pur nu poc e nzogna”

Su una cosa sono tutte d’accordo, la cottura. “adda peppià quattro, cinque ore”

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Effettivamente va trattato come un membro della famiglia. Ci si sveglia alle 8 solo per lui.
Per me è come un fratello, è da quando sono bambino che accompagna tutte le mie domeniche in famiglia. È come una sveglia quell’odore,  che avanza piano piano in camera fino a costringerti a scendere dal letto con un unico pensiero, quello di fare colazione intingendo un tozzetto di pane del giorno prima direttamente nel pentolone che sbuffa con una ritmica precisa e ben scandita… “Dio benedica chi ha inventato il ragù della domenica”
È un piatto intoccabile della  tradizionale che ho voluto proporvi in una chiave del tutto personalizzata. Ho creato un mix tra tradizione Napoletana e Nocerina.
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Iniziate col prendere un buon caffè, quello vero, non roba tipo nespresso o cose simili, spalancate le finestre, fate entrare aria mista al suono delle campane della domenica e mettetevi all’opera.

Aglio, olio, un peperoncino intero, un mazzettino di basilico e pepe, tutto a soffriggere. Quando l’aglio è ben dorato passate alla carne.
Rosolate la braciola e le costine di maiale e quando sono dorate da entrambi i lati  aggiungete un bicchiere di vino rosso di quelli forti e lasciate che sfumi.
Aggiungete dei pomodori pelati di ottima qualità precedentemente schiacciati e setacciati, una foglia di alloro, una mezza passata di pomodoro,mettete il coperchio e fate cuocere per quattro ore a fuoco lento. Passato questo periodo di tempo levate il coperchio e fate cuocere un’altra ora in modo che il sugo si ritiri nel modo giusto. Deve sobbollire e mai bollire, deve ritirarsi piano piano fino a diventare denso come una crema più o meno.
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Spezzate a mano degli ziti di Gragnano, e cuoceteli in abbondante acqua bollente e salata. A cottura ultimata tuffateli in una dose generosa di ragù, una spolverata di parmigiano e godetevi uno dei piaceri della vita più belli e buoni che ci siano.
Ah, quasi dimenticavo. Ovviamente non dimenticate che è  d’obbligo la scarpetta con il pane della domenica, quello cotto a legna.
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Stay hungry, stay foodie!
InGordo.